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Depressione come primo segnale della demenza senile

Depressione come primo segnale della demenza senile

La depressione può essere un disturbo molto comune nell'anziano e può avere varie caratteristiche. Si tratta inoltre di un fenomeno in forte crescita che colpisce una percentuale della popolazione anziana che varia tra l'1% e il 4%. Ha diversi sintomi tra cui tristezza, perdita di interesse, isolamento sociale e in molti casi può essere molto comune la tendenza del soggetto a lamentare dolori e quindi avere forti sintomi ipocondriaci.
Studi recenti hanno inoltre dimostrato che la depressione nell'anziano può essere un segnale premonitore dell'Alzhemeir e della demenza. I disturbi nell'umore per le persone della terza età possono insorgere sia come effetto di ricadute successive ad altri episodi depressivi vissuti nel corso della propria vita ma possono manifestarsi anche per la prima volta in seguito a situazione di forte stress come possono essere una malattia fisica o un lutto particolarmente sentito.

Depressione come primo segnale della demenza: lo studio
Lo studio guidato dal professore Osvaldo Almeida dell'University of Western Australia e pubblicato su Translational Psychiatry ha confermato la tesi secondo la quale la patologia depressiva rappresenta uno dei principali fattori di rischio che favoriscono l'insorgenza della demenza. In particolare lo studio è iniziato in seguito a tentativi di cure attraverso antidepressivi che non avevano alcun effetto sulla riduzione del rischio di demenza. La ricerca ha coinvolto circa 12.000 mila uomini con un'età compresa tra i 64 e gli 84 anni che vivevano a Perth nel 1996. 
Dopo alcuni anni i ricercatori hanno chiesto ai soggetti coinvolti di riportare episodi relativi a disturbi dell'umore. Lo studio, durato circa 9 anni, ha permesso di riconoscere nella depressione uno dei sintomi di un declino cognitivo. I ricercatori inoltre hanno specificato che episodi di depressione in età giovanile o durante la mezza età possono concorrere a modulare il pericolo di soffrire di demenza in età avanzata mentre quella che insorge in questa fase è invece un segnale tipico del processo neurodegenerativo. 
Per gli anziani malati di Alzheimer è fondamentale quindi un trattamento che colpisce non solo i sintomi comuni della patologia ma anche terapie specifiche per trattare i sintomi legati ai disturbi depressivi. La R.S.S.A. Santa Chiara (Residenza Socio Sanitaria Assistenziale per anziani non auto sufficienti) è specializzata nel trattamento di malati di Alzheimer e pertanto affidarsi ad esperti può sicuramente rappresentare una buona soluzione per controllare il problema.

Quando si manifesta il sintomo
Il docente di neurologia dell'Università di Genova Massimo Tabaton ha commentato la ricerca affermando che sebbene episodi depressivi durante la propria vita non necessariamente aumentano notevolmente il rischio di sviluppare la malattia, condivide l'esito della ricerca che indica la depressione come uno dei sintomi della demenza aggiungendo inoltre che tali segnali si possono presentare nella persona anziana già due o tre anni prima, specialmente nei soggetti che non hanno mai sofferto di depressione.
Secondo il professore il sintomo si presenta addirittura prima di uno dei più comuni segnali Alzheimer, ovvero la perdita di memoria. In particolare la zona del cervello colpita in questo processo di degenerazione è il lobo frontale, la parte che permette all'uomo di fare progetti. Tabaton specifica anche che la depressione che insorge come sintomo di demenza è diversa da quella pura ma che è complicato distinguerle a causa dei tanti fattori comuni. Ad esempio nei casi di depressione maggiore si registra anche una notevole riduzione della memoria, sintomo che è possibile trovare anche nell'Alzheimer.
Tuttavia il professore afferma che è necessario, in entrambe le tipologie di depressione, iniziare terapie con antidepressivi.

10 giu, 2020
Quando una famiglia giunge alla decisione di inserire un proprio caro in una struttura per anziani, ha la necessita di comprendere a quale tipologia rivolgersi, prima ancora di andare a cercare quella più adatta alle proprie esigenze. Esistono, infatti, vari tipi di luoghi di cura ed accoglienza per anziani. In base alla tipologia cambiano il tipo di prestazioni e la struttura stessa dell'ente. Per prendere una decisione serena e rivolgersi alla tipologia più adatta è necessario averne ben presenti le peculiarità e calibrarle in base alla situazione psicofisica della persona da inserirvi. In Italia esistono tre tipologie di centri residenziali per anziani. Nella lingua comune si parla sempre di Casa di Riposo ma ciò non è corretto. La differenza sostanziale risiede nella tipologia di cure e di assistenza che vengono fornite. Ciò che le accomuna è che sono tutte strutture di accoglienza in cui opera personale medico ed assistenziale qualificato e che sono dedicate a ospiti appartenenti alla terza età. Vediamo insieme tutte e tre le tipologie ed analizziamone le peculiarità. RSA (Residenza Sanitaria-Assistenziale) La RSA (categoria in cui si inserisce la RSA Santa Chiara di Talsano) è dedicata alle persone più avanti negli anni o comunque che non sono più autosufficienti. Si tratta di una tipologia di struttura a carattere prettamente sanitario. Per sostenere gli ospiti nelle loro difficoltà quotidiane, il personale della RSA presta assistenza medica, infermieristica ma anche finalizzata al recupero motorio, per esempio attraverso percorsi di fisioterapia. Dato lo stato di salute degli ospita, nella RSA è garantita costantemente la presenza di medici e paramedici e nel caso specifico della RSA Santa Chiara anche la videosorveglianza H24. I medici visitano regolarmente i degenti e sono reperibili su chiamata del personale assistenziale o dei parenti; gli infermieri, invece, coprono con turnazione tutte le 24 ore, in modo da poter prestare assistenza per qualsiasi necessità. La RSA è un ricovero che ha quasi le caratteristiche di un ospedale unite a quelle di un luogo di soggiorno prolungato, in cui al malato è possibile creare rapporti di fiducia con il personale. In caso di necessità, il medico può chiedere per un paziente anche un sostegno di tipo psicologico. Per i degenti che possono parteciparvi, sono organizzate attività ricreative finalizzate alla creazione di un clima di serenità ma anche alla stimolazione delle capacità di motricità fine e di tipo cognitivo. Se una RSA è privata, la retta è totalmente a carico del degente mentre se è pubblica, attraverso la mediazione degli assistenti sociali, è possibile ottenere la copertura totale o parziale di essa da parte della Regione. Casa di Riposo La casa di risposo è una struttura di accoglienza per anziani completamente o in parte autosufficienti, di cui la famiglia (se ne hanno una) non è in grado di occuparsi. E' un contesto di socializzazione e condivisione in cui l'anziano può trascorrere serenamente anche non pochi anni. Essendo gli ospiti della casa di riposo in condizioni di salute non precarie, è garantita l'assistenza infermieristica e la somministrazione di cure farmacologiche ma il personale medico visita regolarmente ma non costantemente la struttura. Sono organizzate regolari attività ricreative per tutti gli ospiti. Per quanto concerne la retta, è regolata dalle stesse condizioni che abbiamo visto per la RSA. Casa di Cura Il paziente della casa di cura può essere parzialmente autonomo ma soffre di patologie severe che ne diminuiscono le capacità fisiche o cognitive e che richiedono una costante vigilanza infermieristica e medica. Le attività ricreative, seppure previste, tengono conto delle reali capacità degli ospiti presenti e sono calibrate su di esse. In Italia le Case di Cura sono quasi esclusivamente private e quindi il pagamento della quota è totalmente a carico del degente.
10 giu, 2020
Vaccini utili in ogni età Periodicamente si torna a parlare dei vaccini, dei loro pro e dei loro contro ma spesso lo facciamo senza attenzione ai dati reali ed alla ricaduta che le vaccinazioni hanno sulla popolazione. Si tende a concentrare l'attenzione sulle vaccinazioni in età infantile, che è obiettivamente quella in cui ne viene somministrata la maggior parte, occupandoci meno di quelle indirizzate agli adulti e, in particolar modo, agli anziani. Se le vaccinazioni hanno liberato la popolazione infantile da malattie terribili quali vaiolo, polio ma anche morbillo ed altre, esse svolgono un ruolo molto importante anche nella terza età poiché proteggono da patologie che possono dimostrarsi gravi ed anche letali. La scienza ci dice che la prevenzione è sempre preferibile alla cura poiché consente di diminuire le ospedalizzazioni e le conseguenze a lungo termine. Gli anziani sono una fascia debole della popolazione, che necessita di maggiore attenzione e su cui le conseguenze di patologie anche semplici possono essere importanti. Sensibilizzarsi alla necessità di vaccinare Alla R.S.S.A. Santa Chiara (Residenza Socio Sanitaria Assistenziale per anziani non auto sufficienti) abbiamo una forte consapevolezza di queste problematiche e poniamo grande attenzione alle conseguenze che i nostri ospiti potrebbero subire in seguito ad alcune patologie. Per questo motivo, monitoriamo ogni caso intervenendo con i medici della struttura per caldeggiare le vaccinazioni più strategiche. Nella decisione vengono coinvolti, quando è possibile, il medico di base ma anche i parenti, in modo che l'ospite possa prendere una decisione meditata e condivisa in ambito famigliare. Tra tutte le patologie di cui possono soffrire i nostri anziani, due sono quelle per cui la vaccinazione appare davvero strategica e che sono raccomandate anche dal Ministero della Salute: l'influenza e la polmonite pneumococcica. Vediamo insieme perché. L'importanza del vaccino influenzale Secondo i dati forniti dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, soltanto in Italia ogni anno l'influenza uccide 8000 persone, di cui il 90% circa è rappresentato da persone di più di 65 anni. Spesso tendiamo a minimizzare le conseguenze dell'influenza ma dobbiamo considerare che, se essa agisce sul fisico di un anziano, può causarne di davvero gravi. Anche la sola ospedalizzazione e la perdita delle proprie routine può essere un fattore traumatico per un anziano, senza considerare tutte le altre conseguenze a livello fisico. Il vaccino, da eseguire all'inizio della stagione fredda, nella maggior parte dei casi scongiura l'avvento dell'influenza e nei restanti casi ne diminuisce sensibilmente le conseguenze, riducendola davvero ad un fastidioso malessere temporaneo. Scongiurare la polmonite pneumococcica L'altro nemico degli anziani che può essere abbattuto con una semplice vaccinazione è la polmonite pneumococcica. Al di là del momento segnato dal Coronavirus e dalla sue conseguenze, l'OMS stima che ogni anno nel mondo essa causa la morte di 1,6 milioni di persone. Per adesso la vaccinazione, sebbene si sia rivelata efficace, è poco conosciuta e quindi poco praticata. Le sperimentazioni eseguite in Olanda, invece, hanno dimostrato che il vaccino ha la capacità di ridurre de 45% le infezioni peneumococciche negli anziani over 65. Tutti noi sappiamo che tante polemiche sono sorte sulle possibili conseguenze nocive dei vaccini. Pur senza voler sposare una tesi o l'altra, crediamo doveroso rilevare quanto le vaccinazioni abbiano migliorato ed allungato la vita in ogni fascia di età. Per quanto concerne i più anziani, inoltre, crediamo sia doveroso prendercene cura nel modo più attento, evitando per quanto possibile che incorrano in patologie evitabili ma le cui conseguenze possono essere fatali.
Autore: e055da03_user 25 feb, 2020
Sappiamo che la terza età è una delle fasi più delicate della vita di una persona e che spesso l’elemento psicologico può influire in modo pesante sul suo stato di salute generale. Quando si affronta una malattia con lo spirito giusto, ci sono molte più probabilità di superarla rispetto ad un malato depresso e senza speranza. Se questa è una verità applicabile in tutti i casi è ancor più vero quando si affronta durante la terza età. Secondo uno studio realizzato da un team di scienziati presso l’Università di Edimburgo, esiste una stretta connessione tra la depressione ed alcune patologie come l’infarto e l’ictus. Questo significa che se un anziano è depresso, è molto più esposto a queste malattie mortali rispetto ad altri soggetti che non hanno disturbi dell’umore. Il disagio psicologico non va mai sottovalutato, perché può avere conseguenze dirette anche sullo stato di salute fisica. Depressione e vecchiaia Lo studio realizzato ad Edimburgo non è un caso isolato, avendo interessato molti studiosi specializzati in geriatria. Secondo una ricerca elaborata in America per circa dieci anni e pubblicata sul Journal of the American Geriatrics Society, l’apparato cardio-vascolare e quello neurologico risentono in modo pesante dei problemi di umore. Durante lo studio sono stati presi in esame più di settemila persone di età superiore ai 65 anni che non avevano mai sofferto di demenza, ictus o malattie cardiache, ma solo di depressione. Nel primo incontro, oltre ad una verifica delle condizioni generali di salute, sono state effettuate analisi del sangue, ripetute ogni due anni. Dallo studio è emerso che nel corso dei dieci anni, coloro che continuavano ad avere problemi di depressione erano sottoposti ad un rischio di infarto e ictus altissimo: dal 15% fino al 75% in più, man mano che gli anni passavano. Questo significa che un anziano depresso ha un rischio assolutamente maggiore di infarto e di ictus, che non deve essere assolutamente sottovalutato. Qual è l’origine del collegamento tra depressione e questo tipo di patologie Cos’è che mette in relazione l’umore con il cervello, tanto da influenzarlo negativamente e portare alla morte? Perché la depressione peggiora le condizioni cardio vascolari? Secondo Carlo Altamura, professore all’Università di Milano e direttore generale dell'unità operativa del reparto di psichiatria dell'ospedale Maggiore Policlinico di Milano lo stato depressivo acuisce alcuni stati d’animo come il desiderio di morte, l’angoscia e la tristezza, che danneggiano l’intero apparato neurologico. I problemi di umore modificano i sistemi neuro infiammatori provocando un calo delle difese immunitarie, peggiorate dallo stato di salute precaria che normalmente si vive nella terza età. Una condizione fisica debole, dunque, unita ad uno stato psicologico costantemente abbattuto, provoca un generale malessere che colpisce la mente e il cuore.
Autore: e055da03_user 25 feb, 2020
Secondo un approfondito studio realizzato da un team di famosi geriatri inglesi, la salute mentale di un anziano passa attraverso una corretta alimentazione, un’attività fisica adeguata e un ambiente sereno dove sentirsi accolto e accudito. Una vita sregolata fatta di fumo, alcool e un’eccessiva sedentarietà, è dannosa per l’organismo e causa gravi problemi allo stato generale di salute in tutte le fasi della vita, ma maggiormente durante la terza età. Se il corpo mantiene efficienti le sue funzioni vitali, anche la mente reagirà in modo adeguato al fisiologico processo di invecchiamento. Alzheimer e prevenzione: tanto sport e una corretta alimentazione L’Alzheimer, purtroppo, ha ancora molti punti oscuri per la medicina moderna e nonostante le somme stanziate per la ricerca, non vi sono stati, al momento, grandi risultati. In attesa di scoprire come contrastare questo terribile male che affligge molti durante la terza età, è bene seguire alla lettera i consigli che vengono dispensati per prevenire questo spaventoso mostro. Il primo passo da fare è restare sempre in movimento; è bene dedicarsi a lunghe passeggiate a passo lento e all’aria aperta, in compagnia di persone che hanno lo stesso ritmo e le stesse esigenze, perché possa diventare un momento di svago e relax. Anche l’alimentazione riveste un ruolo fondamentale nell’anziano, che deve nutrirsi in modo adeguato, eliminando tutte quelle pietanze che causano disturbi all’apparato digestivo. Preferire quindi la dieta mediterranea, aumentare le proteine vegetali e ridurre al minimo i dolci da consumare preferibilmente a colazione. Una dieta equilibrata può sembrare una dura punizione per i golosi e per coloro che sono abituati a concedersi tanti piccoli vizi, ma è l’unica strada per vincere la battaglia contro i disturbi neurologici della terza età. Mangiare in modo sano darà presto buoni risultati: lucidità, vigore, voglia di fare tante cose anche a 90 anni, niente più sonnolenza e senso di stanchezza continua, ma un’efficienza che saprà stupire tutti. Ascolto e dedizione per prevenire ogni disturbo neurologico Queste sono, in linea generale, le indicazioni fornite dai ricercatori inglesi per mantenere una mente attiva e prevenire l’Alzheimer. Ma per seguire tutti i consigli medici è necessaria una cura dell’anziano a 360°: attenzione, dedizione, accoglienza e controlli costanti per monitorare lo stato di salute fisica e neurologica; un impegno gravoso, che non è sempre possibile per i familiari. Per questo la R.S.S.A. Santa Chiara (Residenza Socio Sanitaria Assistenziale per anziani non auto sufficienti) di Talsano si è specializzata, negli anni, nell’accoglienza e nella cura dei malati di Alzheimer. Godendo della compagnia degli altri ospiti, seguiti da un organico altamente qualificato e con una lunga esperienza nel campo, l’intero team della struttura darà massima assistenza agli anziani colpiti da questo tipo di disturbo.
Autore: e055da03_user 25 feb, 2020
Secondo la Società Italiana di Gerontologia e Geriatria, in Italia sono circa 10 milioni le persone che hanno problemi di insonnia, con una percentuale dell’80% tra le donne e del 70% tra gli uomini, soprattutto durante la terza età. Secondo uno studio effettuato dal SIGG, superati i 65 anni, si manifesta una maggiore difficoltà ad addormentarsi e a mantenere il sonno per un certo periodo; spesso le notti sono caratterizzate, di fatto, da continui e fastidiosi risvegli. Le cause del problema sono diverse per gli uomini e per le donne: nel primo caso, infatti, il disturbo nasce dall’esigenza di andare spesso al bagno, dunque si tratta di difficoltà fisiologiche, mentre per le donne l’insonnia nasce da ansie e preoccupazioni accumulate durante il giorno. Più spesso, però, il fattore scatenante è la cattiva digestione o il reflusso gastrico, provocato da una scorretta alimentazione serale. La cattiva digestione come prima causa dei disturbi del sonno Con l’avanzare dell’età, l’intero organismo dà molti segnali di debolezza: gli arti si stancano facilmente, le piccole ansie si amplificano e anche l’apparato digestivo non riesce più a sostenere i ritmi di una volta. La cena diventa una sorta di slalom tra ciò che soddisfa il palato e le portate che si riescono a digerire facilmente. Ad acuire il problema anche il fatto che dopo cena non si ha sempre la possibilità di passeggiare per favorire la digestione e anche il pasto più frugale diventa un macigno. Si dorme male, dunque, e ci si risveglia irritati e ancor più affaticati della sera precedente. Questa condizione di stanchezza cronica fa nascere la necessità di dormire non appena ci si siede su una poltrona a guardare la TV o a leggere un libro, penalizzando le buone abitudini quotidiane. Il senso di spossatezza e gli scarsi riflessi, inoltre, fanno aumentare la richiesta di caffè e tè per prendere energie, causando mal di stomaco ed eccitabilità. Una corretta igiene del sonno: gli alimenti che favoriscono il sonno nella terza età Se i disturbi del sonno sono un fenomeno molto comune nella terza età, è anche vero che è possibile seguire piccoli consigli per migliorare la situazione, soprattutto da un punto di vista alimentare. È importante, infatti, consumare pasti leggeri, poveri di grasso e ricchi di sostanze che favoriscano la digestione. Tra gli alimenti da evitare assolutamente la sera ci sono il cacao, la cioccolata, il caffè e il tè perché altamente eccitanti, così come gli alcolici e le bevande frizzanti, che causano secchezza delle fauci e disturbo del sonno. Anche le fritture, i cibi piccanti e la menta causano difficoltà digestive, favorendo il fastidioso reflusso gastro-esofageo. I cibi da preferire sono quelli con poco contenuto di sodio, tra i quali non rientrano sicuramente gli alimenti precotti, preconfezionati o pieni di conservanti. Meglio prediligere frutta secca e legumi, ricchi di un aminoacido fondamentale per la sintesi della melatonina e della serotonina, ormoni essenziali per regolare l’umore e il ritmo sonno-veglia. Via libera, se non ci sono problemi di diabete, alla frutta fresca che contiene zuccheri semplici e al miele, che favorisce l’assorbimento del triptofano. Non tutti sanno, inoltre, che Madre Natura ha donato all’uomo alcuni vegetali che hanno proprietà sedative come il radicchio, la lattuga, la zucca, la cipolla, l’aglio e il sedano; alimenti semplici capaci di favorire un sonno sereno e duraturo. Anche bevande come la camomilla, la melissa e il biancospino hanno un effetto rilassante ma possono causare un'eccessiva diuresi durante la notte, per questo è meglio berne con moderazione.
Autore: e055da03_user 25 feb, 2020
Sono ormai noti i molteplici benefici che l’attività fisica apporta al corpo e alla mente, in qualsiasi fase della vita ci si trovi. Secondo uno studio realizzato dall’Università svedese di Orebro, muoversi in modo regolare diminuisce i rischi di depressione e i disturbi legati alla terza età, come l’Alzheimer. Lo studio condotto in Svezia ha utilizzato un gruppo di adolescenti che soffrivano di depressione e di problemi di psicomotricità, facendoli allenare due volte a settimana per otto mesi. Al termine dell’esperimento i ragazzi sono stati confrontati con altri adolescenti con le stesse problematiche, riscontrando un netto miglioramento. Lo sport aiuta, dunque e fare lunghe passeggiate all’aria aperta, così come andare in bicicletta ogni giorno, possono diventare una vera e propria forma di prevenzione contro malattie come la depressione e l’Alzheimer. Via depressione e Alzheimer con mille passi al giorno Sappiamo tutti che allenarsi in modo costante rappresenta un vero e proprio toccasana per la salute, ma che avesse effetti benefici anche sulla mente è sicuramente meno noto. Eppure oggi un modo per combattere gli stati depressivi e malattie gravi come l’Alzheimer esiste e non si tratta di costose cure mediche né di sedute dallo psichiatra o dal geriatra, ma di semplice movimento. Il segreto per ottenere il massimo dei benefici dallo sport è la costanza, non conta quindi allenarsi per un periodo e poi interrompere, perché a lungo andare si vedrebbero svanire tutti gli effetti. Continuità e piccoli ma costanti progressi, questa è la formula per una mente sempre giovane. Lo sforzo quotidiano a lungo termine è la medicina più potente per l’uomo, che si impegna a superare i propri limiti lavorando per raggiungere un obiettivo. Questo spiegherebbe anche le ragioni di uno studio condotto in Canada e in Brasile, dove sono stati utilizzati due ratti per sottoporli ad esercizio fisico costante, per circa tre mesi. Durante l’allenamento i ricercatori hanno verificato un miglioramento delle abilità mentali, ma interrompendo l’esercizio, lentamente anche le abilità sono diminuite fino a scomparire. Un triste ritorno allo stato iniziale. Quello che è successo ai ratti è più o meno ciò che accade all’uomo quando si abitua ad un certo ritmo di allenamento fisico e poi si ferma. L’attività sportiva induce la mente ad impegnarsi in qualcosa di positivo e stimolante, tenendola sempre in attività. Per questo motivo si prediligono passeggiate in compagnia di un amico o ancor meglio se con un gruppo di coetanei con cui scherzare e vivere anche un momento di amicizia. Secondo un noto psichiatra, il professor Andrea Fagiolini dell’Università di Siena, tutte le occupazioni come lo sport, la musicoterapia e le attività che spingono all’interazione di gruppo, sono fondamentali per contrastare la depressione e l’Alzheimer. Unirsi agli altri per fare qualcosa di piacevole e benefico, consente di scambiarsi opinioni, spinge a non trascurarsi, obbliga all’interazione anche in caso di stati depressivi, apportando enormi risultati. Come iniziare il percorso dei mille passi Prevenzione, dunque, ma anche cura durante le fasi acute della malattia. Non bisogna pensare che una volta entrati nel tunnel della depressione e dell’Alzheimer non ci sia più nulla da fare, perché anche nella fase intensa della malattia si possono ottenere buoni risultati. Ciò che conta è cominciare e avere la spinta per continuare ogni giorno. Sarebbe perfetto svegliarsi il mattino presto e iniziare a passeggiare per un quarto d’ora e così, giorno dopo giorno, fino a raggiungere anche un’oretta circa di camminata lenta. Il ritmo giusto per mettere in moto il metabolismo e respirare aria fresca che riattiva le funzioni celebrali, aiutando l’anziano a reagire senza mollare. Se ci si trova in una casa di accoglienza per la terza età, è necessario trovare le competenze giuste per affrontare questo delicato disturbo. La R.S.S.A. Santa Chiara (Residenza Socio Sanitaria Assistenziale per anziani non auto sufficienti) è specializzata nell’accoglienza dei malati di Alzheimer, avendo nel proprio organico figure ad hoc che hanno competenze speciali per aiutarli ed assisterli nel loro difficile percorso.
Autore: e055da03_user 08 gen, 2020
Il raggiungimento della terza età può diventare una fase della vita difficile da affrontare, solitamente il passaggio dal lungo periodo di lavoro, impegno familiare e sociale sprofonda in una fase di totale inattività, che è proprio quella che vive l’anziano. Sentirsi inadeguato, in una società che mette al primo posto il lavoro e il profitto e vivere una condizione di fermo, può diventare davvero traumatico. Quello che bisogna comprendere ed accettare è che la terza età ha un valore grande e i familiari devono lavorare per l’integrazione e la comprensione. Sia che l’anziano viva in casa sia che venga accolto in una struttura adatta, spesso il senso di inutilità e solitudine prende il sopravvento portando uno stato di angoscia e tristezza. Cosa fare dunque per evitare questa caduta di interessi e di voglia di vivere? Come possiamo aiutarli a non sprofondare nella depressione? Il primo passo da compiere è quello di dare loro l’attenzione che meritano, ascoltandoli e stimolandoli. L’ascolto è essenziale per tenere attive le loro capacità celebrali perché li stimoli a ricordare e li eserciti alla continua comunicazione con i coetanei o con altre persone. La mente può essere stimolata anche attraverso attività educative specifiche, che comprendano esercizi ludico-cognitivi per riuscire a sollecitare la loro memoria e le funzioni mentali, attraverso: - La promozione di eventi che favoriscano l’incontro con altre persone, per condividere esperienze comuni. - Aiuto a raggiungere un buon livello di autostima, iniziando a percepire se stessi non più come un peso ma come dono capace di insegnare e trasmettere buoni valori. - Implementazione di esercizi specifici per mantenere attiva la memoria e le abilità precedentemente acquisite. - Training quotidiano che si opponga al normale decadimento dovuto all’età. Quali sono le giuste attività da organizzare Le migliori attività che devono essere organizzate per raggiungere gli obiettivi sopra elencati sono di varia natura. - Vi sono ottime attività manuali come il disegno, la pittura, il ricamo e l’uncinetto. Questo tipo di esercizi ha un grande valore perché si svolgono in modo lento proponendosi di raggiungere un certo risultato entro un determinato periodo. Una volta raggiunto quel target, l’anziano si sente soddisfatto del lavoro compiuto, prendendo coscienza delle proprie abilità, decidendo in alcuni casi di donare il proprio lavoro ad un familiare. In alternativa si potrebbero raccogliere tutti i lavori eseguiti per organizzare una mostra di fine stagione dove vendere le loro opere d’arte. - Il ballo, il canto di gruppo e le attività teatrali rientrano nelle attività ludico-ricreative da svolgere con altre persone. Tali occupazioni sono quelle maggiormente preferite nella terza età perché ricordano vecchie passioni di gioventù, coinvolgendo non solo il corpo ma anche il mondo delle emozioni. Un anziano ha bisogno di provare sensazioni positive, emozioni costruttive ed entusiasmo per attività piacevoli che ama svolgere. Per questo è necessario organizzare giornate a tema nelle quali si organizzi ogni volta una diversa attività affinché non si cada nella noia ma si trovi lo stimolo giusto per continuare. - Un’importante occupazione è quella del confronto con il mondo esterno. È infatti facile che raggiunta una certa età, l’anziano tenda ad isolarsi dal mondo per timore di cadere, farsi male e non riuscire ad interagire con gli altri. Questa paura può diventare deleteria e va assolutamente contrastata organizzando uscite per andare al mercato a fare la spesa o al bar. Anche il centro commerciale può essere un’ottima alternativa per stare tra la gente, acquistare qualcosa e magari fermarsi per un caffè al bar. - Vi sono, infine, le attività che coinvolgono la memoria e le funzioni cognitive in modo più decisivo come i tornei di carte, i cruciverba o il memory. Occupazioni che stimolano la mente evitando di farli piombare nell’oblio, a patto che non siano eccessivamente difficili né lunghe, incorrendo in un calo di interesse. È possibile organizzare un’oretta di queste attività da svolgere da soli, prevedendo un piccolo confronto con gli altri, al termine. Costanza e adeguatezza sono le parole chiave Tutte le attività sopra elencate sono adatte per un anziano, a patto che vengano svolte in modo continuativo e adeguato. Improvvisarsi un educatore per la terza età può essere rischioso e controproducente, è necessaria per questo formazione, competenza ed esperienza. Per questo gli anziani che vengono ospitati presso la R.S.S.A. Santa Chiara (Residenza Socio Sanitaria Assistenziale per anziani non auto sufficienti) sono costantemente stimolati, ma in modo adeguato e professionale. Ogni occupazione viene commisurata alla persona e alla situazione specifica che vive, alle sue inclinazioni e preferenze, affinché si senta stimolato nel modo giusto e spronato a socializzare senza isolarsi.
Autore: e055da03_user 08 gen, 2020
È molto importante stimolare l’attenzione dell’anziano, per consentirgli di mantenere lucidità e farlo sentire accolto all’interno di un nucleo familiare o di una comunità esterna. Ogni anziano possiede un potenziale di ricchezza interiore ineguagliabile, per questo è necessario manifestare loro affetto e attenzione, valorizzando i loro pregi e impegnandoli in diverse attività ricreative. Si tratta di attività ludiche a tema, che riescano a catturare il loro interesse stimolandoli da un punto di vista relazionale. L’importanza dell’intrattenimento nella vita dell’anziano Giungere alla terza età non significa cessare ogni attività e rimanere isolati nella propria condizione di vecchiaia. Questa fase della vita è un’opportunità per chi la vive e per le persone che li circondano. Organizzare attività ricreative come piccole sedute di ginnastica adatte alla loro condizione fisica o serate di ballo, significa mantenere fluida e attiva la loro capacità di movimento. Il ballo, in particolare, stimola non solo la muscolatura ma esige uno sforzo di concentrazione e abilità che produce adrenalina ed entusiasmo, linfa vitale per loro. Farli sentire integrati nella società e al passo con le attività che altri svolgono, consente di dar loro nuove energie allontanando stati depressivi e una condizione di solitudine che li porterebbe velocemente alla fine. Ginnastica dolce o sedute di ballo, piuttosto che partite con le carte da gioco sono attività che consentono loro di interagire e confrontarsi con persone della stessa età, che vivono i loro stessi disagi e sensazioni. Sappiamo, infatti, come il dialogo sia fondamentale per l’anziano, aiutarlo a non farlo sentire inutile ma prezioso, è l’atto di amore più importante che possiamo fare per loro. Quali giochi proporre agli anziani I giochi da proporre agli anziani sono davvero tanti al contrario di quello che si possa pensare, tanto che è stata creata una figura professionale ad hoc. Si tratta dell’animatore per anziani, ovvero una persona che sia dotata non solo di conoscenze professionali specifiche ma anche di grande sensibilità. Parliamo di un professionista che abbia la capacità di attrarre la loro attenzione riuscendo a coinvolgerli in giochi che riescano realmente ad appassionarli. Non una partecipazione passiva, dunque, né un senso di obbligo a far parte di una squadra per timore di sentirsi escluso, ma un coinvolgimento psicologico, fisico ed emotivo. Un modo per provocare emozioni vere nell’anziano, desiderio di parteciparvi per la voglia di stare in mezzo ai coetanei, condividendo piccole ma importanti attività. Si tratta di giochi adatti alle loro capacità fisiche e psichiche, dunque attività che non causino stress o fatiche eccessive perché l’unico obiettivo da raggiungere è quello della socializzazione e del divertimento. È importante, dunque, non svolgere sempre le stesse occupazioni ma variare spesso, per consentire di scegliere quella più adatta alle loro inclinazioni incentivando l’impegno. Parliamo di giochi che riescano a creare un ambiente di allegria e serenità e che comportino un minimo impegno fisico, per migliorare la loro mobilità. Giochi che li aiutino a sforzare la mente per favorire le attività celebrali come la memoria, spesso indebolita dall’età e dall’inattività. Oltre al ballo si potrebbero organizzare serate di karaoke o giochi di società dove l’interazione e il dialogo sono messi in primo piano. Spesso è difficile trovare occupazioni che riescano a coinvolgere attività motoria, memoria e dialogo insieme; per questo vanno programmate diverse serate con giochi e occupazioni differenziate, per consentire massima partecipazione e scelta tra le più gradevoli e accattivanti. Queste attività devono essere poste come fondamento dell’organizzazione delle case che accolgono gli anziani. La R.S.S.A. Santa Chiara (Residenza Socio Sanitaria Assistenziale per anziani non auto sufficienti) , ad esempio, prevede nel proprio organico tali specifiche figure professionali, affinché i suoi ospiti vengano continuamente stimolati a socializzare e a praticare attività ricreative di vario genere.
Autore: e055da03_user 08 gen, 2020
È una tradizione antica come il mondo quella di ascoltare il racconto di anziani che parlano della loro vita o di tempi lontani, ormai andati. È grazie a queste storie che oggi conosciamo pezzi introvabili della nostra storia e comprendiamo meccanismi sociali ai quali, altrimenti, non daremmo senso. Se pensiamo ai racconti biblici tramandati di padre in figlio, alle tradizioni popolari giunte fino a noi, comprendiamo il valore grande dell’evocazione e cioè il racconto di episodi di vita vissuta dove la storia si intreccia con il sociale e chi racconta, diventa un meraviglioso autobiografista. Nulla di più utile e prezioso, soprattutto in una generazione come questa, che conosce solo un modo frettoloso e superficiale di comunicare. Parlare della propria vita, partendo da questo punto, realizza quella che filosofi e sociologhi chiamano memoria autobiografica. Una metodologia in cui il protagonista, anche in modo frammentario, recupera parti di un puzzle di cui egli stesso è parte. Un vero e proprio viaggio che parte da un tempo indefinito e presenta punti riferimento come storie d’amore, guerra, matrimonio e esperienze vissute sulla propria pelle. Una visuale introspettiva che dona la speranza di rendere eterna un’esistenza, attraverso la forza del racconto. La forza degli anziani La grande forza degli anziani risiede nel bagaglio di esperienze vissute, dai problemi affrontati alle via di uscita che ogni volta sono riusciti a trovare, anche sbagliando. Ascoltando il loro racconto, ci si accorge che talvolta è frammentario e poco lineare, un insieme di eventi non collegati tra loro ma che possono essere lentamente riannodati. Molte volte un episodio è raccontato più volte ma con particolari diversi e questo perché più lo si racconta e più vengono alla memoria episodi specifici; ma anche perché il ricordo che viene a galla è influenzato dalle esperienze successive, dall’interlocutore e da quel preciso stato d’animo. Quando si parla di racconto, allora, si fa riferimento ad una terapia in senso stretto, un modo per mettere al centro l’anziano, attivando la sua parte razionale che gli fa recuperare elementi storici, ma anche la sfera emozionale con tutto ciò che comporta. Un aiuto per chi ha bisogno di ricordare e di parlare di se per stimolare il proprio mondo interiore fatto di esperienze, sentimenti, delusioni e momenti di felicità. Questo succede soprattutto quando tra l’interlocutore e colui che si pone come ascoltatore, si crea un clima di fiducia e affidamento, un feeling fatto di comprensione, accettazione, serenità e calma. Solo quando ciò avviene, i ricordi sono meglio sollecitati e chi racconta trova lo spazio necessario e adeguato per aprirsi e raccontarsi, lasciando fluire liberamente le emozioni. La memoria riesce a riportare più facilmente a galla volti, parole, eventi e sentimenti che sembravano sopiti. Se non vi fossero tali racconti, non si potrebbe avere conoscenza del passato e di abitudini di vita di cui i libri non parlano o di modi di pensare che andrebbero dimenticati. Gli anziani che vivono presso la R.S.S.A. Santa Chiara (Residenza Socio Sanitaria Assistenziale per anziani non auto sufficienti) non sono soli e non possono vivere momenti di chiusura interiore, perché vi è possibilità di condividere i loro racconti, le storie vissute sulla propria pelle con altre persone sempre pronti ad ascoltarli. Questo perché l’anziano è avvertito come una ricchezza sociale, uno scrigno di segreti tutti da svelare, mettendosi in comunicazione con lui. Non un seguire sterile, ma un ascolto attento, per dare un nuovo senso alle loro parole fatte di valori e insegnamenti che diventano una vera e propria risorsa. Non si dimentichi che la terza età è l’inizio di una nuova fase della vita dove è possibile trovare ancore spunti di crescita. Ne è un esempio Donatello, che all’età di ottant’anni e affetto dal morbo di Parkinson, riuscì a realizzare il Pulpito della Chiesa di S. Lorenzo a Firenze, che noi tutti oggi ammiriamo con tanta meraviglia.
Autore: e055da03_user 13 dic, 2019
La stagione invernale e in particolare il forte freddo possono essere particolarmente pericolosi per gli anziani. Una vera emergenza che può aumentare notevolmente il rischio di contrarre influenze o altre patologie. A tal fine sono stati creati molteplici strumenti per ridurre la portata del problema. In particolare si è cercato di mettere in campo una serie di metodi di prevenzione che riguardano principalmente i più deboli come bambini, poveri, senza tetto o anziani. Proprio di quest'ultimi ci occuperemo in seguito, cercando di capire quali sono i possibili danni che possono subire con il freddo e quali sono nello specifico i metodi per difendersi. Danni del freddo per gli anziani Molti sanno che il caldo eccessivo può essere molto dannoso per le persone della terza età e che talvolta può essere addirittura letale. Tuttavia non molti sanno che il freddo può avere conseguenze ancora più pesanti in termini di salute per gli anziani. In particolare tra gli effetti più preoccupanti si registrano un aumento dei sintomi influenzali o un incremento del rischio di contrarre la polmonite. Essendo infatti più esposti a patologie respiratorie, dell'apparato muscolo scheletrico ma anche cardiocircolatorio, il freddo negli anziani può essere anche la causa di vasocostrizione. Inoltre avendo un sistema di termoregolazione danneggiato dall'età, aumenta sensibilmente il rischio di ipotermia e di subire brusco calo della temperatura interna dovuto all'incapacità del corpo di reagire producendo più calore. La riduzione della massa magra, la sedentarietà o la malnutrizione possono essere dei fattori che portano ad inibire la produzione di calore. Ma i rischi non finiscono qui, infatti durante l'inverno per gli anziani aumenta anche il rischio di bronchiti e altre malattie che rendono quindi necessario provvedere ad adottare una serie di misure di prevenzione. Prevenzione A fronte dei tanti danni che, come abbiamo visto, può provocare il freddo ci sono anche una serie di metodi che se messi in pratica possono rivelarsi degli ottimi strumenti di prevenzione. Il primo tra questi rimane sempre la vaccinazione, come consigliato dal Ministero della salute e dalle linee guida dell'istituto superiore della sanità. Tuttavia ci sono anche molti altri fattori da considerare come ad esempio limitare le uscite dalla propria casa o da qualsiasi struttura in cui è ospitato l'anziano. Alla R.S.S.A. Santa Chiara (Residenza Socio Sanitaria Assistenziale per anziani non auto sufficienti) l'attenzione al rispetto di tale regola è una priorità, in modo da garantire al meglio la tutela della salute degli ospiti. Limitare le uscite solo per casi urgenti significa prevenire incidenti come cadute che con il freddo possono essere molto più frequenti. Solitamente i medici consigliano di evitare di uscire nelle ore più fredde o comunque di non fare particolari sforzi all'aria aperta. Un altro consiglio dei medici per prevenire malanni di stagione negli anziani è quello di vestirsi a strati e adottare sistemi di riscaldamento efficaci e capaci di mantenere la temperatura del proprio ambiente costante, soprattutto nelle aree rurali. In particolare la temperatura ideale sarebbe quella intorno ai 20 gradi ed è inoltre consigliato tenersi lontano dagli spifferi. Infine, l'ultimo consiglio utile riguarda l'idratazione. La tendenza degli anziani è quella di bere poco, tuttavia è fondamentale invece assumere acqua regolarmente, in modo da essere sempre ben idratati, e seguire un generale un'alimentazione sana che preveda molta frutta e verdura.
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